Azienda Speciale SSEA

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L'azienda speciale SSEA

La Stazione Sperimentale per le industrie delle Essenze e dei derivati dagli Agrumi da più di 100 anni compie studi e sperimentazioni sugli oli essenziali, sui semilavorati industriali degli agrumi, sulle materie prime da cui sono ottenuti e sui processi industriali alla base della loro produzione.

L’istituto opera sull’intero territorio nazionale con il compito di accrescere le conoscenze tecnico-scientifiche, di divulgarle e di promuovere lo sviluppo tecnologico, la sicurezza sanitaria e, contro le adulterazioni e le contraffazioni, la sicurezza commerciale

Gli obiettivi e le attività dell’istituto sono improntati all’imparzialità, alla riservatezza e alla tutela degli interessi generali.

I compiti della Stazione Sperimentale sono elencati nello statuto che gli attribuisce lo stato giuridico di Azienda Speciale della Camera di Commercio di Reggio Calabria e si sono mantenuti essenzialmente inalterati fin dal decreto del 1918 che ne determinò la nascita.

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Storia

Natura giuridica e funzioni

Con un’iniziativa lungimirante dello stato italiano, nel 1918, pochi mesi prima della fine del primo conflitto mondiale, un decreto luogotenenziale istituiva la Stazione Sperimentale di Reggio Calabria con lo scopo di fornire alle imprese del comparto agrumario ed essenziero la necessaria assistenza tecnico-scientifica per promuoverne lo sviluppo.
La scelta naturale di Reggio Calabria come sede dell’istituto appare coerente con la sua posizione centrale rispetto ai territori di Calabria e Sicilia, dove sono concentrate le produzioni agrumarie. I compiti sono elencati nel decreto e sinteticamente prevedono:

  • la ricerca applicata e la sperimentazione industriale
  • le analisi dei prodotti e delle materie prime e la relativa certificazione
  • il trasferimento di conoscenza, attraverso pubblicazioni, formazione, addestramento e consulenze
  • la partecipazione e la collaborazione, con le parti pubbliche e quelle industriali

Alcuni dettagli sono comunque degni di nota. Ad esempio, con molto anticipo sui tempi veniva posta la questione degli scarti di lavorazione, disponendo la sperimentazione per la “razionale utilizzazione dei prodotti secondari, dei cascami e dei rifiuti”, oppure veniva menzionata la necessità di tenere ciò che oggi sembra di difficile attuazione come i “corsi serali o festivi di istruzione teorico-pratica” per il personale di fabbrica.

In ogni modo con la creazione della Stazione si poneva l’accento sul fatto che:

  • uno dei presupposti dello sviluppo del settore era la conoscenza delle materie prime e dei metodi con i quali esse dovevano essere coltivate e trasformate
  • tali conoscenze, nell’ambito del possibile, dovevano essere un patrimonio pubblico e cioè collettivo.

La sede sul lungomare di Reggio Calabria ha trovato la sua sistemazione definitiva nel 1956 quando fu inaugurata la parte nuova dell’edificio su terreno donato dal comune, parte che oggi accoglie gli uffici direttivi e amministrativi, la biblioteca e una parte degli studi e laboratori tecnici e che è venuta ad affiancare la parte più antica dove sono collocati i restanti laboratori e uffici tecnici.

Fin dalla sua creazione, la Stazione è stata gestita da un consiglio di amministrazione in cui era rappresentata la parte pubblica, in maggioranza, e la parte industriale. Il direttore era di scelta ministeriale, mentre l’istituto era finanziato da fondi pubblici e dai contributi industriali, oltre che dai proventi delle attività conto terzi.
Nonostante le attività fossero finanziate in misura consistente dai contributi delle aziende private, la natura pubblica dell’istituto ha sempre garantito la prevalenza degli interessi generali rispetto a quelli particolari. Insieme alla competenza, formatasi in anni di lavoro capillare sul territorio, l’imparzialità è stata la base fondante dell’autorevolezza di cui la Stazione ha goduto nel mondo industriale e della ricerca, dentro e fuori dei confini nazionali.

Sebbene il peso della parte industriale nel consiglio di amministrazione fosse nel frattempo aumentato, la natura giuridica e le funzioni della Stazione sono rimaste sostanzialmente inalterate fino al 1999, quando il decreto legislativo n.540 la trasformava in ente pubblico economico e concedeva la potestà statutaria. L’effetto pratico è stato che la parte industriale ha acquisito la maggioranza del consiglio e la facoltà di nominare un direttore generale e, a propria discrezione, un direttore scientifico.

In seguito al decreto n.78 del 31 maggio 2010, la Stazione Sperimentale è ora un’azienda speciale della Camera di Commercio, che ha tuttavia conservato il nome storico e l’operatività sull’intero territorio nazionale.

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Attività tecnico-scientifiche

Nel corso della sua lunga storia, le attività di ricerca e sperimentazione della Stazione si sono evolute lungo le seguenti linee direttrici:

  • caratterizzazione chimica e chimico-fisica delle materie prime con riferimento anche alla loro idoneità alla trasformazione
  • caratterizzazione chimica e chimico-fisica dei prodotti trasformati e finiti, con la definizione degli standard qualitativi
  • messa a punto di tecniche e metodi analitici per la determinazione dei parametri caratteristici, ottimizzando accuratezza e tempi d’analisi
  • le tecnologie di trasformazione e la loro influenza sul prodotto finito, in funzione della materia prima e in termini di qualità e resa


I campi di indagine relativi ad ognuna delle linee menzionate si sono nel tempo allargate, per assecondare e, in qualche caso anticipare, l’evoluzione tecnologica e legislativa. Ad esempio, per quanto riguarda la qualità dei prodotti finiti, avendo acquistato un’importanza sempre maggiore le problematiche sanitarie ed ambientali, l’istituto si è dovuto dotare della conoscenza e dei mezzi materiali per poterle affrontare nell’interesse pubblico e delle aziende produttrici.

Nel periodo prebellico, una parte molto importante delle attività della Stazione erano indirizzate sulle essenze floreali (gelsomino, lavanda, rosa, gaggia, menta, etc), che facevano parte delle produzioni tipiche della zona ionica calabrese (le cosiddette coltivazioni da profumeria).
Inoltre venivano sistematicamente raccolti e analizzati campioni di flora spontanea (rosmarino, timo, salvia, lauro, etc) per determinare le caratteristiche delle essenze e le relative potenzialità economiche, anche attraverso il confronto con quelle di provenienza estera.

La Stazione disponeva inoltre di campi sperimentali di sua proprietà, o affittati in base a criteri di posizione geografica, climatica e di altitudine, per verificare le rese culturali di piante specifiche, allo scopo di individuarne le condizioni migliori di crescita e di coltivazione su larga scala.
Le visite in istituto di importanti esponenti del governo dell’epoca testimoniano il grande rilievo che veniva riconosciuto alla Stazione e alla sua funzione di valorizzazione di prodotti autoctoni. Nel resoconto riportato sul bollettino dell’istituto del 1939, è narrata la visita dell’istituto da parte del capo del governo il quale mostrò “compiaciuto interesse” per i risultati raggiunti e concesse infine di autografare una propria foto, di cui si sono però perse le tracce.
Negli decenni successivi al periodo bellico, l’interesse e gli studi sulle essenze di origine non agrumaria sono andati via via scemando a causa della perdita di redditività e della conseguente scomparsa delle coltivazioni floreali.

Se nel periodo prebellico la caratterizzazione delle essenze era molto semplificata (alcuni indici ottenuti da prove chimiche e alcuni paramentri chimico-fisici) rispetto a quanto è possibile determinare con i mezzi attuali, nel secondo dopoguerra, la sfida era diventata più impegnativa perché si trattava di individuare e identificare le sostanze che componevano gli oli essenziali. Si fecero diversi progressi parziali, ma la soluzione definitiva venne solo con lo sviluppo delle tecniche gascromatografiche e, in particolare di quelle ad alta risoluzione, che hanno permesso di separare e identificare la maggior parte dei componenti in tempi analiticamente ragionevoli. Nel corso degli anni, la Stazione Sperimentale ha organizzato incontri e convegni o conferenze con ricercatori di tutto il mondo per scambiarsi le rispettive esperienze e accelerare la soluzione dei problemi non ancora risolti.

I suoi sperimentatori hanno fatto parte delle commissioni di normazione, istituite dall’UNI (per l’Italia) e dall’ISO (per tutto il mondo), per la definizione degli standard qualitativi dei prodotti e per la redazione di metodo di analisi (metodi ufficiali) che fossero largamente riconosciuti per l’accuratezza dei dati e dei risultati.
Con l’inizio del nuovo secolo, sono stati compiuti consistenti investimenti, in risorse umane e materiali, per rinnovare gli ambienti e gli strumenti di lavoro al fine di estendere il campo di attività alla sicurezza alimentare (microinquinanti e micotossine), all’impiego di tecniche biomolecolari nel controllo degli alimenti, alla ricerca di principi bioattivi, o ‘nutraceutici’ nelle matrici vegetali e alla realizzazione di un sistema di qualità.

Nel 2005, pochi mesi prima che iniziasse il commissariamento dell’istituto, rivelatosi poi come l’anticamera della soppressione del 2010, l’istituto aveva raggiunto 2 importanti obiettivi:

  • l’accreditamento SINAL (oggi ACCREDIA) in accordo alla norma ISO 17025
  • l’autorizzazione da parte del Ministero delle Politiche Agricole a svolgere le funzioni di organismo di controllo della DOP “Bergamotto di Reggio Calabria – Olio essenziale”
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Pubblicazioni

In ottemperanza ai compiti istituzionali, dai primi anni fino al 2006, la Stazione ha pubblicato un bollettino periodico che negli anni cinquanta ha poi preso il nome di “Essenze Derivati Agrumari” e, nel tempo, assunto la veste aggiornata di una rivista scientifica a diffusione internazionale.
La struttura interna e i contenuti, tuttavia, sono stati n gran parte conservati e comprendevano oltre ai risultati delle sperimentazioni e delle ricerche, un notiziaro sugli eventi di carattere istituzionale e una rassegna della letteratura scientifica internazionale con una breve descrizione dei risultati più interessanti. Negli anni più recenti era stato introdotto il riassunto in inglese dei lavori scientifici, per favorirne la diffusione anche all’estero.

Dagli anni settanta in poi sono state pubblicate una serie di monografie, spesso scritte in collaborazione con esperti dell’industria o del mondo della ricerca, con le quali materie specifiche ricevevano una presentazione organica e sistematica, molto adatta a facilitarne l’apprendimento da parte di persone in formazione. Tra i titoli, si segnalano:

  • “Sulla trasformazione industriale degli agrumi” del 1987
  • “L’industria dei derivati agrumari” del 1992
  • “I flavonoidi degli agrumi” del 2004
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